Quando si parla di decoro urbano e sicurezza pedonale, due città siciliane si trovano agli antipodi: Palermo e Catania. Se la seconda emerge con soluzioni eleganti e integrate nel contesto cittadino, la prima fatica a liberarsi da scelte provvisorie che sfigurano il suo inestimabile patrimonio storico-artistico.
A Catania, il centro storico è un esempio virtuoso di armonia tra funzionalità e rispetto estetico. I dissuasori stradali, scelti con cura, si fondono con l’architettura circostante, garantendo sicurezza senza sacrificare la bellezza. Questi interventi, che dimostrano una visione lungimirante, migliorano l’esperienza urbana per residenti e turisti, valorizzando il fascino della città.
Al contrario, Palermo sembra rimanere intrappolata in un paradosso: preserva straordinarie testimonianze artistiche e storiche, come la Cattedrale, Porta Nuova e i Quattro Canti, ma le circonda con barriere in cemento grezzo che le deturpano. I jersey, nati come soluzioni provvisorie, si sono ormai trasformati in simboli di un’attesa infinita. Il promesso piano per l’installazione di dissuasori a scomparsa è stato più volte annunciato dall’amministrazione comunale, ma resta un progetto sospeso tra le intenzioni e la realtà. L’impatto di queste scelte non è solo estetico. Le barriere permanenti, ingombranti e poco armoniose, trasformano l’esperienza del centro storico di Palermo in un’occasione mancata, tanto per i cittadini quanto per i turisti. È difficile godersi un patrimonio dichiarato Patrimonio dell’Umanità quando la cornice urbana sembra trascurata.
La differenza di approccio tra le due città non passa inosservata. Mentre Catania dimostra che estetica e sicurezza possono convivere, Palermo sembra ancorata a un modello di gestione che privilegia il “qui e ora” a discapito di una visione strategica che lascia il capoluogo di Regione in bilico tra il suo glorioso passato e un presente che fatica a valorizzarlo davvero.