È il 15 gennaio 2025 e in diverse edicole della Sicilia, Toscana, Lombardia, Campania e online su Panini.it ecco fare capolino alcune edizioni speciali del fumetto “Topolino”. Per la prima volta nella storia Zio Paperone, il suo maggiordomo, Archimede e i bassotti iniziano a parlare in dialetto catanese, fiorentino, milanese e napoletano!
Scritto da Niccolò Testi e illustrato da Alessandro Perina, il numero 3608 racconta la storia di Zio Paperone e il PdP 6000. Scende, allora, in campo un qualificato team di linguisti, coordinati da Riccardo Regis, professore ordinario di Linguistica italiana dell’Università degli Studi di Torino, per dare avvio alla fase di traduzione ed adattamento del testo nel rispetto dell’autenticità dei singoli dialetti. A porre firma alla versione in dialetto catanese, il docente e ricercatore dell’Università di Catania in glottologia e linguistica, Salvatore Menza.

“Ricevere la proposta di occuparmi della traduzione di Topolino mi ha reso molto contento, non solo per un legame affettivo istaurato con Topolino durante le prime letture d’infanzia – spiega Salvatore Menza – ma anche perché durante le mie lezioni utilizzo spesso il dialetto in esempi linguistici perché ritengo che il dialetto sia molto utile per far riflettere sulla lingua, suscitando l’interesse dei ragazzi e stimolando la loro curiosità”.
La diffusione di Topolino 3608, in tempo per la Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali (17 gennaio), contribuisce anche alla celebrazione della ricchezza linguistica del nostro Paese. Una proposta sorprendente, un successo inaspettato: la versione catanese registra subito un “tutto esaurito” e se da un lato gli speculatori hanno colto l’occasione per rivenderlo ad una cifra oltre i 100,00 euro, la Panini ne annuncia la ristampa!
“I nostri dialetti sono molto importanti, costituiscono il nostro bagaglio e proprio per questo vogliamo invitare le persone a conservarli ed utilizzarli – afferma il docente, Salvatore Menza – Noi come università ci dedichiamo da anni alla loro documentazione anche perché contribuiscono a fare luce sui meccanismi che presiedono al funzionamento della lingua in generale e, quindi, del cervello. Considerato il successo registrato – continua – ritengo che questa prima pubblicazione possa fare da apri pista, in linea con la volontà di Panini di coinvolgere altri professori universitari e traduttori per coprire un po’ tutto il territorio nazionale”.


Mbare, ‘na camurria, tuttecose, streusu, astutari, appiddaveru, mi luvai a vita, fatti a vucca ruci, nun sicci po’ cummattere. Sono solo alcuni dei termini inseriti nei dialoghi che nell’utilizzare il dialetto garantiscono distinzione ai singoli profili dei personaggi. Ne sono un esempio, il maggiordomo dal linguaggio più forbito che si rivolge con il “Voi” a Zio Paperone o i bassotti, unici ad utilizzare il termine “Mbare”. Un’attività alquanto impegnativa che il docente, Salvatore Menza, ha scelto di portare a termine proponendo un dialetto catanese nel quale riconoscersi seppur la consapevolezza che all’interno di una stessa città convivano armoniosamente differenze, a volte non banali, tra le diverse parole.