Negli ultimi giorni del 2024, il sistema sanitario italiano si è trovato in una situazione di blocco senza precedenti. La sospensione del nuovo tariffario per visite ed esami specialistici, decisa dal Tribunale Amministrativo del Lazio, ha creato disagi su tutto il territorio, mettendo in difficoltà pazienti e strutture sanitarie. La misura, pensata per aggiornare le tariffe e introdurre nuove prestazioni coperte dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), è stata congelata a causa di un ricorso delle strutture private accreditate, che lamentano tagli insostenibili ai rimborsi.
Nuovi Livelli Essenziali di Assistenza bloccati
I nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), attesi da otto anni, includevano cure innovative come la procreazione medicalmente assistita, nuove terapie oncologiche e diagnosi avanzate per patologie come celiachia e malattie rare. Sebbene formalmente approvati, la sospensione del tariffario ha bloccato la loro applicazione effettiva, lasciando i pazienti in una situazione di incertezza.
Il ricorso e le accuse delle strutture private
Le strutture sanitarie private, principali promotrici del ricorso, hanno contestato una drastica riduzione dei rimborsi – fino al 70% per alcune prestazioni – sostenendo che tali tagli renderebbero insostenibile l’erogazione dei servizi. Questo include anche esami essenziali come il PSA Reflex, il cui rimborso è sceso da 7,41 euro a 3,60 euro, nonostante il costo del reagente sfiori i 3 euro.
La presidente dell’Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti (AISI) ha denunciato l’inadeguatezza dei nuovi rimborsi rispetto ai costi effettivi, sottolineando il rischio di un calo nella qualità dei servizi per i cittadini.
Il caos nelle prenotazioni
Il blocco del tariffario ha avuto ripercussioni immediate sulle prenotazioni. Ogni giorno vengono gestite circa 400 mila richieste, ma molte di queste si scontrano con problemi legati ai codici errati o non riconosciuti dai centri di prenotazione delle Asl. Diverse strutture hanno inoltre deciso di accettare solo prescrizioni mediche del 2024, escludendo quelle formulate per il 2025, aggravando ulteriormente il caos organizzativo.
Il ruolo delle Regioni e il pressing su Roma
Le Regioni, che avevano già aggiornato i sistemi informatici per recepire le nuove tariffe, si sono trovate spiazzate dalla decisione del Tar. In particolare, in Sicilia, l’Asp di Palermo ha cercato di rassicurare le strutture private annunciando la sottoscrizione di contratti temporanei per i primi mesi del 2025. Tuttavia, le garanzie riguardano solo il numero di prestazioni da erogare, senza certezze sui rimborsi economici, alimentando tensioni tra gli operatori.
Un futuro incerto per il sistema sanitario
Mentre si attende l’udienza del Tar fissata per il 28 gennaio 2025, il governo e le Regioni sono chiamati a trovare una soluzione che garantisca l’accesso alle cure senza compromettere la sostenibilità economica delle strutture accreditate. Nel frattempo, i cittadini continuano a pagare il prezzo più alto, tra disagi crescenti e incertezza nell’accesso ai servizi.
Le proteste delle associazioni sanitarie, unite alle difficoltà operative delle Asl, rendono evidente la necessità di una revisione complessiva delle tariffe che consideri sia i costi reali sia la qualità delle prestazioni offerte, per evitare che il sistema sanitario nazionale finisca in una situazione di default.