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Messina: sequestrati beni per 15 milioni a tre indagati per bancarotta fraudolenta

A Messina, la Guardia di Finanza ha sequestrato beni per un valore di 15 milioni di euro a tre persone accusate di bancarotta fraudolenta. L’ordinanza è stata emessa nell’ambito di un’indagine riguardante il fallimento di cinque società nella provincia, formalmente intestate a un prestanome ma effettivamente legate a un unico gruppo familiare.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, hanno rivelato che i tre accusati, in un breve lasso di tempo, hanno condotto al collasso finanziario cinque aziende operanti nel settore della produzione e commercio di mobili per cucina. I vertici delle imprese avrebbero messo in atto un complesso piano per sottrarre il patrimonio finanziario e immobiliare delle società, ricorrendo a diverse manovre contabili e giuridiche. Tra queste, figurano la concessione di prestiti ingiustificati, la distrazione delle rimanenze di magazzino e la vendita simulata di immobili.

Secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero distratto complessivamente circa 36 milioni di euro, destinando le risorse a scopi estranei all’attività aziendale. Inoltre, per complicare ulteriormente la ricostruzione delle operazioni commerciali e il recupero dei beni da parte degli organi della liquidazione, i responsabili avrebbero omesso di consegnare parte delle scritture contabili obbligatorie e ritardato la richiesta di dichiarazione di fallimento al Tribunale, aggravando così la situazione delle società.

A conclusione delle indagini, le Fiamme Gialle hanno identificato un complesso immobiliare del valore di oltre 15 milioni di euro, sottratto al patrimonio di una delle società fallite tramite una vendita fittizia. Questo immobile, ubicato a Milazzo su un’area di oltre 10.000 mq e attualmente utilizzato come centro commerciale, è stato trasferito irregolarmente a una nuova società, anch’essa riconducibile al gruppo familiare coinvolto.

In seguito alla richiesta della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, il Giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro preventivo dell’immobile. Tuttavia, per evitare ripercussioni negative sull’economia locale, è stato stabilito che il bene potrà continuare a essere utilizzato, rendendo opponibile il sequestro tramite la trascrizione nei registri immobiliari.

Va sottolineato che il sequestro è avvenuto in fase di indagine preliminare e si basa su accuse provvisorie, che dovranno essere confermate durante il processo. Nel rispetto della presunzione di innocenza, garantita dall’articolo 27 della Costituzione, la colpevolezza dei soggetti coinvolti sarà stabilita solo al termine dei procedimenti giudiziari.

Il lavoro della Guardia di Finanza continua nella lotta ai reati fallimentari, con l’obiettivo di tutelare la trasparenza e la legalità nel mondo imprenditoriale, individuando condotte illecite che danneggiano creditori, l’erario e i lavoratori.

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