Il 25 giugno 1950, alle prime luci dell’alba, le forze armate della Corea del Nord attraversarono il 38º parallelo, scatenando un conflitto che avrebbe avuto ripercussioni globali e segnato la Guerra Fredda: l’invasione della Corea del Sud e l’inizio della Guerra di Corea. In questo conflitto definito negli anni successivi come la “guerra dimenticata”, circa 2,5 milioni di civili coreani persero la vita e entrambe le nazioni subirono ingenti perdite militari. Il conflitto intensificò la Guerra Fredda, rafforzando le divisioni ideologiche e geopolitiche tra est e ovest.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la Corea fu liberata dal dominio giapponese, solo per essere divisa tra due zone di influenza: il nord sotto l’influenza sovietica e il sud sotto l’occupazione statunitense. Nel 1948, questa divisione si formalizzò con la nascita della Repubblica Popolare Democratica di Corea al nord, guidata da Kim Il-sung, e la Repubblica di Corea al sud, con Syngman Rhee come presidente. Le tensioni tra le due Coree furono incessanti, con incidenti di confine che aumentavano di frequenza e intensità.
Il 25 giugno 1950, le forze nordcoreane, ben equipaggiate e sostenute dall’Unione Sovietica, lanciarono una massiccia offensiva contro il sud. Con una sorprendente velocità, conquistarono gran parte della Corea del Sud, inclusa la capitale Seoul, entro pochi giorni. La rapida avanzata colse di sorpresa le forze sudcoreane e le truppe delle Nazioni Unite, costringendole a ritirarsi fino al perimetro di Pusan, una piccola area nella parte sud-orientale della penisola.
La comunità internazionale non rimase a guardare. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottò una risoluzione che condannava l’invasione e chiedeva un immediato cessate il fuoco. Gli Stati Uniti, sotto la guida del presidente Harry S. Truman, risposero rapidamente inviando truppe per sostenere la Corea del Sud. Sotto la bandiera dell’ONU, una coalizione di 16 nazioni contribuì con forze militari, mentre altre fornirono supporto logistico e medico.
La rapida avanzata delle truppe nordcoreane nei primi giorni di guerra determinò la caduta di Seoul. Il generale Douglas MacArthur orchestrò uno sbarco anfibio a Incheon nel settembre 1950, che ribaltò le sorti della guerra e permise la riconquista di Seoul. Ma con l’intervento cinese due mesi più tardi, le forze dell’ONU furono respinte a sud del 38º parallelo e stabilizzando il fronte. Gli anni successivi furono caratterizzati da una guerra di trincea senza significativi cambiamenti territoriali.
Il 27 luglio 1953, fu firmato un armistizio a Panmunjom, che pose fine ai combattimenti ma non alla guerra. Venne istituita una zona demilitarizzata (DMZ) lungo il 38º parallelo, ancora oggi una delle frontiere più militarizzate al mondo. Sebbene le ostilità cessarono, la mancanza di un trattato di pace ha lasciato le due Coree in uno stato di guerra tecnica.