In Sicilia, la siccità ha messo a dura prova la produzione di olio d’oliva. La mancanza di piogge, insieme alle ripetute ondate di calore, ha causato un impatto significativo sui raccolti. Mai, negli ultimi 50 anni, l’isola aveva affrontato una situazione climatica così critica.

Le alte temperature e l’assenza di precipitazioni hanno causato danni irreversibili agli uliveti, con una riduzione della produzione di olio stimata tra il 50 e il 60% rispetto allo scorso anno, che era già stato al di sotto delle aspettative.
Catania risulta essere una delle province più colpite, con una perdita che sfiora l’80%, mentre altre zone come il Siracusano e il Ragusano mostrano cali intorno al 60%. Gli ulivi, noti per la loro resistenza in condizioni aride, quest’anno stanno soffrendo per la mancanza d’acqua: le alte temperature hanno causato uno stress idrico tale da portare all’essiccamento delle piante e ad una maturazione precoce dei frutti, rendendoli inutilizzabili in molti casi.

Il prezzo dell’olio d’oliva è aumentato drasticamente negli ultimi cinque anni, con rincari superiori all’80%, a testimonianza delle difficoltà affrontate dai produttori. In particolare, le olive da tavola richiedono un’irrigazione costante per garantire la crescita delle drupe, ma le attuali condizioni climatiche non permettono di soddisfare questa necessità. Di conseguenza, la produzione di olive da lavorare in salamoia è fortemente compromessa.
La crisi climatica sta dunque avendo effetti diretti sull’agricoltura siciliana, spingendo verso una riflessione sulle possibili soluzioni per fronteggiare l’emergenza idrica e salvaguardare uno dei settori chiave dell’economia isolana.