Il 6 gennaio 1884, moriva a Brno, nell’attuale Repubblica Ceca, Gregor Mendel, il monaco agostiniano che con i suoi studi rivoluzionò la biologia e gettò le basi della genetica moderna. A 141 anni dalla sua scomparsa, celebriamo un uomo che, attraverso esperimenti apparentemente semplici, fu il primo a svelare il linguaggio nascosto della nostra “carta d’identità” biologica.
Gli esordi di Mendel

Nato il 20 luglio 1822 in una famiglia di agricoltori a Hynčice, nell’allora Impero Austriaco, Mendel dimostrò fin da giovane una spiccata curiosità per il mondo naturale. Entrò nell’ordine agostiniano nel 1843 e, mentre viveva nel monastero di Brno, poté accedere a una biblioteca ricca e a strumenti che gli permisero di sviluppare la sua passione per la scienza.
Gli esperimenti sulle piante di pisello
Tra il 1856 e il 1863, Mendel condusse esperimenti su circa 29.000 piante di pisello (Pisum sativum), scegliendo questa specie per le sue caratteristiche facilmente osservabili, come il colore dei fiori e la forma dei semi. Attraverso incroci controllati, scoprì che i tratti ereditari si trasmettono secondo schemi precisi, elaborando quelle che oggi conosciamo come leggi di Mendel:
- Legge della segregazione: ogni individuo possiede due “fattori” (oggi noti come geni) per ogni caratteristica, uno ereditato da ciascun genitore.
- Legge dell’assortimento indipendente: i geni per tratti diversi si distribuiscono in modo indipendente durante la formazione dei gameti.
- Legge della dominanza: alcuni tratti sono dominanti e si manifestano anche in presenza di un allele recessivo.
L’incomprensione e la riscoperta

Nonostante la portata innovativa delle sue scoperte, i risultati di Mendel, pubblicati nel 1866, passarono inosservati per decenni. Fu solo all’inizio del XX secolo, con la riscoperta dei suoi lavori da parte di scienziati come Hugo de Vries, Carl Correns e Erich von Tschermak, che Mendel ricevette il giusto riconoscimento come padre della genetica.
L’eredità di Mendel
Mendel morì nel 1884 a 61 anni, senza sapere che le sue intuizioni avrebbero rivoluzionato la scienza. Oggi, grazie a lui, comprendiamo la struttura e il funzionamento del DNA, possiamo prevenire malattie genetiche e applicare la genetica in settori come l’agricoltura e la medicina.