L’8 febbraio 1888 nasceva ad Alessandria d’Egitto Giuseppe Ungaretti, una delle figure più rivoluzionarie della poesia italiana del Novecento. Poeta e intellettuale di profonda sensibilità, Ungaretti è riconosciuto come il padre dell’ermetismo, una corrente letteraria che si proponeva di rendere la parola poetica pura ed essenziale, capace di evocare emozioni profonde con il minimo uso di parole.
L’infanzia e l’esperienza della guerra

Nato in una famiglia di emigrati lucchesi, Ungaretti trascorse la sua giovinezza ad Alessandria, una città cosmopolita che influenzò profondamente il suo pensiero. Qui, il giovane Giuseppe fu introdotto ai classici e sviluppò un interesse precoce per la letteratura.
La svolta nella sua vita arrivò con l’esperienza della Prima Guerra Mondiale, un periodo che segnò in modo indelebile la sua poetica. Combattendo al fronte, Ungaretti trovò nella scrittura un modo per dare voce al dolore e alla precarietà della condizione umana. Da questa esperienza nacque una delle sue raccolte più celebri, “L’Allegria”, in cui la sua “nuova lingua” poetica, fatta di versi brevi e parole pesate come oro, venne alla luce.
Una rivoluzione poetica

Ungaretti concepì la poesia come un’arte capace di scavare nel profondo dell’animo umano. L’essenzialità del suo linguaggio, unita a un’intensa carica emotiva, lo rese un innovatore. Nei suoi versi, spesso privi di punteggiatura e immersi nel bianco della pagina, si cela una ricerca spirituale e una riflessione sulla condizione dell’uomo.
Tra le sue opere più celebri, oltre a L’Allegria, si ricordano “Sentimento del Tempo” e “Il Dolore”, che raccolgono poesie dedicate al lutto personale e alla meditazione sulla vita.
L’eredità di Ungaretti
Giuseppe Ungaretti non fu solo un poeta, ma anche un insegnante e un pensatore, capace di lasciare un segno indelebile nella cultura italiana e internazionale. La sua influenza si estese anche alla prosa e alla critica, contribuendo a definire il panorama letterario del Novecento.