Enrico Mattei, il partigiano che sfidò i giganti del petrolio.

Il 27 ottobre 1962 segna un momento cruciale nella storia dell’industria petrolifera italiana e internazionale, con la scomparsa di Enrico Mattei, figura di spicco e presidente dell’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi). L’aereo su cui viaggiava Mattei, un Morane-Saulnier MS-760 Paris, precipitò nelle campagne di Bascapè, in provincia di Pavia, lasciando dietro di sé un alone di mistero e speculazioni.

Gli inizi: da partigiano a industriale

Enrico Mattei nacque il 29 aprile 1906 ad Acqualagna, un piccolo paese nelle Marche. Di origini modeste, iniziò a lavorare come operaio e poi come chimico, dimostrando fin da giovane una grande abilità nell’intraprendere nuove iniziative. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Mattei si unì alla Resistenza italiana contro il fascismo e divenne un membro di spicco del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Il suo contributo alla lotta partigiana gli valse un posto di rilievo nel nuovo quadro politico italiano del dopoguerra.

Dopo la guerra, Mattei fu incaricato dal governo italiano di liquidare l’AGIP (Azienda Generale Italiana Petroli), società statale fondata nel 1926 per gestire le risorse energetiche del Paese. Tuttavia, invece di smantellarla come previsto, Mattei intravide il potenziale delle riserve di gas naturale recentemente scoperte nella Pianura Padana e decise di rilanciarla. Nel 1953, grazie alla sua visione, nacque l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), con l’obiettivo di garantire all’Italia l’indipendenza energetica, riducendo la dipendenza dalle importazioni di petrolio.

Il modello Mattei: sfidare le “Sette Sorelle”

Mattei è famoso per aver sfidato il monopolio delle cosiddette “Sette Sorelle”, le grandi compagnie petrolifere internazionali (come Exxon, Shell, BP, Texaco, Chevron, Mobil e Gulf), che fino ad allora dominavano il mercato globale del petrolio. Le sue strategie innovative miravano a rompere il loro predominio e a negoziare condizioni più favorevoli per i Paesi produttori.

Un gattino affamato e impaurito che si avvicina a una ciotola in cui mangiano alcuni cani voraci“, così in un’intervista del 1960 Enrico Mattei descriveva l’ENI.

Una delle sue mosse più audaci fu quella di offrire ai Paesi in via di sviluppo, specialmente in Africa e in Medio Oriente, un accordo molto più equo rispetto a quello proposto dalle compagnie petrolifere occidentali: invece del tradizionale 50-50 (50% ai Paesi produttori e 50% alle compagnie), Mattei propose un modello 75-25, dove il 75% dei profitti andava al Paese produttore. Questo approccio innovativo gli fece guadagnare la fiducia di leader come l’egiziano Gamal Abdel Nasser e altri capi di Stato del mondo arabo, ma al contempo lo rese un nemico delle grandi potenze economiche occidentali.

Mattei coltivò anche relazioni con l’Unione Sovietica, firmando accordi per la fornitura di petrolio che irritarono ulteriormente l’establishment occidentale, in piena Guerra Fredda. Questo atteggiamento indipendente fece di lui un personaggio scomodo non solo per le compagnie petrolifere, ma anche per alcuni ambienti governativi italiani e internazionali.

La morte misteriosa: il disastro aereo del 27 ottobre 1962

Il 27 ottobre 1962, l’aereo privato di Enrico Mattei, un Morane-Saulnier MS.760 Paris, precipitò in un campo vicino a Bascapè, in provincia di Pavia, mentre rientrava da un viaggio in Sicilia. Nell’incidente morirono anche il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista americano William McHale, che stava lavorando a un servizio per la rivista statunitense Time. Fin da subito, la morte di Mattei sollevò numerosi sospetti.

Le indagini iniziali parlarono di un tragico incidente causato dalle cattive condizioni atmosferiche o da un guasto tecnico. Tuttavia, col passare del tempo, cominciarono a emergere elementi che puntavano verso un’ipotesi molto più inquietante: quella dell’attentato. La possibilità che l’aereo fosse stato sabotato cominciò a prendere piede, alimentata dal fatto che Mattei, con le sue politiche aggressive e innovative, si era creato potenti nemici sia in Italia che all’estero.

Le inchieste e i sospetti di complotto

Nel corso degli anni, molte teorie sono state avanzate per spiegare la morte di Mattei. Alcuni sostengono che dietro il suo assassinio ci siano state le grandi compagnie petrolifere internazionali, infastidite dalla sua politica di rottura del monopolio e dai suoi accordi con i Paesi produttori del Terzo Mondo. Altri, invece, vedono l’ombra dei servizi segreti occidentali, preoccupati dalla sua vicinanza all’Unione Sovietica e dalla sua politica di apertura verso i Paesi del blocco comunista.

Nel 1997, una nuova inchiesta giudiziaria portò a una svolta decisiva. L’ipotesi di un attentato divenne sempre più plausibile, soprattutto dopo che furono ritrovati frammenti di esplosivo sui resti dell’aereo. Un ex mafioso, Tommaso Buscetta, dichiarò che Cosa Nostra sarebbe stata coinvolta nell’omicidio di Mattei su mandato delle grandi compagnie petrolifere straniere, facendo pensare a un complotto in cui mafia e interessi economici internazionali si sarebbero intrecciati.

Nonostante le numerose inchieste e testimonianze, non si è mai giunti a una verità definitiva. Il caso di Enrico Mattei rimane uno dei grandi misteri irrisolti della storia italiana del dopoguerra.

Fu un sostenitore dell’industrializzazione del Mezzogiorno e del miglioramento delle condizioni di vita degli italiani. La sua visione non si limitava all’espansione economica, ma mirava anche a un progresso che beneficiasse l’intera popolazione.

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