Il 28 novembre 1954 segna la scomparsa di uno dei più grandi fisici del XX secolo: Enrico Fermi. Vincitore del Premio Nobel per la Fisica nel 1938 e noto per essere uno dei padri della fissione nucleare, Fermi ha lasciato un’impronta indelebile nella scienza moderna. La sua carriera straordinaria è caratterizzata da scoperte rivoluzionarie che hanno influenzato non solo la fisica teorica, ma anche applicazioni pratiche che hanno cambiato il mondo.
La nascita di un genio
Nato a Roma nel 1901, Fermi mostrò fin da giovane un talento eccezionale per la matematica e la fisica. Dopo aver conseguito il dottorato presso l’Università di Pisa, si fece notare per i suoi studi sulla meccanica quantistica, la statistica quantistica (che avrebbe portato al famoso statistico di Fermi-Dirac) e la fisica nucleare. Nel 1938, mentre era ancora in Italia, Fermi vinse il Premio Nobel per la sua ricerca sui neutroni lenti, che avrebbe avuto un ruolo cruciale nella fissione nucleare.
Il viaggio negli Stati Uniti e il Progetto Manhattan

A causa delle leggi razziali fasciste che minacciavano la sicurezza della moglie ebrea, Fermi lasciò l’Italia nel 1938 per trasferirsi negli Stati Uniti. Qui, iniziò a lavorare presso la Columbia University e poi presso l’Università di Chicago. Fu in questo contesto che Fermi raggiunse uno dei suoi traguardi più celebri: il primo reattore nucleare funzionante, chiamato Chicago Pile-1. L’esperimento, condotto il 2 dicembre 1942, segnò l’inizio dell’era dell’energia nucleare.
Fermi ebbe anche un ruolo fondamentale nel Progetto Manhattan, il programma segreto degli Stati Uniti per sviluppare la bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale. Sebbene consapevole delle implicazioni distruttive del progetto, il suo contributo fu essenziale per comprendere e controllare l’energia nucleare.
La curiosità scientifica di Fermi
Fermi era noto non solo per il suo genio tecnico, ma anche per la sua capacità di affrontare problemi scientifici con un approccio semplice e diretto. Famoso è il cosiddetto Paradosso di Fermi, una riflessione sulla contraddizione tra l’alta probabilità di vita extraterrestre e la mancanza di prove concrete. Questo spirito di curiosità e la capacità di porre domande incisive hanno ispirato generazioni di scienziati.
L’eredità scientifica e umana
La morte di Fermi, avvenuta prematuramente a 53 anni per un cancro allo stomaco, lasciò un vuoto immenso nel mondo scientifico. La sua eredità però vive nelle numerose scoperte e applicazioni derivanti dai suoi studi, dall’energia nucleare alla fisica delle particelle. Non a caso, il suo nome è stato dato all’elemento chimico fermio e al laboratorio di fisica delle alte energie Fermilab negli Stati Uniti.
Oggi, a quasi 70 anni dalla sua scomparsa, Enrico Fermi continua a essere un simbolo del potere della scienza e della mente umana. La sua capacità di combinare intuizione teorica e sperimentazione pratica lo rende un modello insuperabile per chiunque sogni di esplorare i segreti dell’universo.