Il 30 dicembre 1997 si spegneva a Trappeto, in Sicilia, Danilo Dolci, sociologo, attivista e poeta, noto come il “Gandhi italiano” per il suo impegno nella lotta non violenta contro le disuguaglianze sociali e la mafia. La sua vita fu un inno alla giustizia e alla dignità umana, caratterizzata da azioni coraggiose e una dedizione incrollabile verso le comunità più emarginate del Sud Italia.
Le origini e il trasferimento in Sicilia

Danilo Dolci nacque il 28 giugno 1924 a Sesana (nell’attuale Slovenia), in una famiglia di origine friulana. Dopo aver abbandonato gli studi di architettura, si trasferì in Sicilia nel 1952, attratto dalla necessità di contribuire al riscatto delle popolazioni povere. Qui si stabilì a Trappeto, un piccolo paese vicino a Palermo, e dedicò la sua vita a combattere la miseria e l’ingiustizia sociale.
La lotta contro la mafia e le disuguaglianze

Dolci iniziò il suo percorso di attivismo promuovendo iniziative che combinavano la non violenza con la resistenza civile. Tra le sue azioni più celebri vi fu il “sciopero alla rovescia” del 1956, durante il quale, anziché fermare il lavoro, i disoccupati locali iniziarono a costruire una strada abbandonata, denunciando così l’inerzia delle istituzioni. Questo gesto simbolico gli valse un arresto, ma anche l’attenzione della stampa internazionale.
La sua lotta contro la mafia si basava sul rafforzamento delle comunità locali attraverso l’istruzione e l’organizzazione sociale. Fondò il Centro Studi e Iniziative per la piena occupazione a Partinico, un laboratorio di idee e azioni concrete per lo sviluppo economico e culturale della Sicilia.
Scrittore e promotore di un nuovo modello educativo
Dolci fu anche un prolifico scrittore. Nei suoi libri, come Banditi a Partinico (1955) e Inchiesta a Palermo (1957), documentò la miseria del Meridione e il ruolo delle istituzioni nell’aggravare le condizioni di vita delle persone. Attraverso un linguaggio diretto e incisivo, denunciò la corruzione, l’omertà e l’inefficienza statale.

Il suo approccio educativo, basato sul dialogo e sulla partecipazione attiva, ispirò la creazione di una scuola innovativa, che metteva al centro il rispetto per gli individui e la costruzione di una coscienza critica. Questo modello trovò eco a livello internazionale, consolidando Dolci come uno dei pensatori più influenti del suo tempo.
Premi e riconoscimenti
Per il suo impegno, Danilo Dolci ricevette numerosi premi, tra cui il Premio Lenin per la pace nel 1958 e il Premio Gandhi nel 1989. Nonostante fosse spesso osteggiato in Italia, il suo lavoro fu riconosciuto e celebrato all’estero, dove veniva considerato un simbolo della lotta per i diritti umani.