Con la Legge di Bilancio del governo Meloni, a partire dal 2025, la Sicilia perderà oltre 2,6 miliardi di euro, risorse che avevano contribuito a investimenti e occupazione. Questo il monito lanciato dalla Cgil Sicilia, che ha presentato un report dettagliato sull’impatto della manovra nazionale e sullo stato di attuazione di PNRR, Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC) e Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+).

Secondo il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, i tagli “intaccano i pilastri su cui si era costruito un minimo di ripresa, nel silenzio del governo regionale”, portando l’isola verso un potenziale “deserto economico e produttivo”. Il Superbonus edilizio, ad esempio, aveva generato dal 2020 investimenti per 6,7 miliardi di euro e incrementato l’occupazione annuale di 8.000 lavoratori edili e 1.500 in settori collegati. La sua abolizione, secondo il sindacato, “cancellerà tutto questo”.
Anche gli sgravi contributivi per le imprese subiranno un ridimensionamento: da 1,2 miliardi a soli 350 milioni di euro, con una conseguente “catastrofe occupazionale”. A ciò si aggiunge il taglio del 5% delle spese ministeriali, che colpirà anche i trasferimenti ordinari e straordinari alla Regione, con una riduzione di 177,5 milioni di euro nel 2025.
La gestione regionale dei fondi europei è un altro punto critico. Secondo Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil nazionale, “senza sostenere il sistema produttivo meridionale si danneggia l’intera economia nazionale”. La Sicilia rischia di perdere 338 milioni del Fondo di Sviluppo e Coesione e 975 milioni destinati alle infrastrutture a causa di inadempienze procedurali.

Per quanto riguarda il PNRR, la Regione è ente attuatore di 1.763 progetti, ma ha impegnato solo il 33% delle risorse e pagato appena il 4,6% delle somme assegnate. Interventi cruciali, come quelli per la sanità, sono fermi: dei 156 Case di Comunità previste, ne sono state inaugurate solo 2, e degli 43 Ospedali di Comunità, solo uno è operativo.
Secondo Mannino, l’isola è a rischio “catastrofe sociale ed economica”, soprattutto se l’autonomia differenziata verrà confermata con il referendum. La situazione è aggravata da una mancanza di visione strategica del governo regionale, che “non investe per lo sviluppo ma aumenta la spesa improduttiva”.
Il sindacato ha già organizzato lo sciopero generale del 29 novembre e ha annunciato che la mobilitazione proseguirà. Ferrari ha sottolineato che “l’azione del governo nazionale e regionale ignora i bisogni di lavoratori, pensionati e giovani, approfondendo una crisi che il Paese non può permettersi”.