Caltanissetta, la Parrocchia aperta ai poveri di Padre Pietro tra speranza e solidarietà

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Padre Pietro Riggi, Parrocchia Santa Croce - ©ViU News

Caltanissetta – In un angolo del centro storico, nel quartiere conosciuto dai nisseni come “Badia”, la Parrocchia Santa Croce si erge come un faro di speranza per i poveri e i senza tetto. Un tempo monastero delle benedettine, oggi la chiesa è molto di più grazie all’opera instancabile di Padre Pietro Riggi che nonostante l’assenza di fondi economici, basandosi esclusivamente su donazioni e l’aiuto di volontari, ha creato un dormitorio e una mensa che ogni giorno offrono rifugio e cibo a chi ne ha più bisogno.


La parrocchia gestisce, grazie a un accordo con il Comune, l’edificio adiacente che nel dopoguerra ospitava l’Istituto Professionale. Entrando da un vecchio portone in legno, un grande corridoio umido conduce a diverse camerate su due livelli. Ogni stanza, con pareti spoglie e segnate dal tempo, racconta il disagio sociale dei “dimenticati” della città. Non ci sono mobili o riscaldamenti, solo letti e panni stesi. All’ingresso di una delle tre camerate è appesa una raccolta di giubbotti donati, a disposizione degli ospiti per le giornate più fredde. Sotto ogni materasso si trovano i pochi effetti personali che ogni ospite porta con sè. In un angolo della stanza si intravedono dei materassi accatastati, pronti a essere messi a terra anche nei corridoi durante l’inverno, per diventare un giaciglio per chiunque bussi alla porta in cerca di rifugio.


“Una sera di sei anni fa mi hanno chiesto di accogliere una persona che non aveva dove dormire e ho aperto la canonica. – ci racconta Padre Pietro Riggi, descrivendo come tutto è iniziato – In quel tempo era tutto vuoto e quindi è venuta questa persona. Si è sparsa la voce e subito la canonica si è riempita di persone che avevano bisogno”. Da quel giorno, centinaia di persone sono passate dal dormitorio di Santa Croce. Padre Riggi chiarisce che tutto ciò è stato portato avanti grazie all’aiuto instancabile di tanti volontari, costituendo un’opera di solidarietà unica nel suo genere nel panorama cittadino, che si interpone tra le istituzioni e la strada. “L’ alternativa a noi per queste persone è la strada” conclude il parroco.


Oltre al dormitorio, la stessa struttura ospita da un decennio una mensa per i non abbienti, completamente aperta al pubblico: chi si presenta riceve ogni sera un pasto caldo. Quotidianamente in oltre sessanta si siedono ai tavoli del refettorio; non solo italiani ma anche stranieri di diverse nazionalità.
Gabriella Savoia, una delle volontarie più attive dell’Associazione “Casa Veronica” racconta: “È una missione che ci siamo date perché abbiamo visto e capito che in città purtroppo i poveri stavano aumentando in maniera esponenziale. È iniziato per gioco e adesso è diventato un impegno molto costante perché i poveri sono aumentati”. La dedizione di Gabriella insieme ad Antonella e altri volontari è palpabile in ogni angolo della parrocchia, dove ogni gesto, per quanto piccolo, è un atto di vero amore e solidarietà. A preparare e servire i pasti ci sono anche soggetti inviati dall’UEPE per lavori di pubblica utilità.

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Girolamo Nasonte, volontario Associazione Essereperessere – ©ViU News


“La mia esperienza con la Parrocchia Santa Croce è iniziata circa un anno fa – ci dice Girolamo Nasonte, volontario dell’Associazione “Essere per essere” – grazie a un mio amico che andava in pensione. Invece di ricevere regali dai colleghi, ha deciso di raccogliere una somma di denaro, circa 1.500 euro e destinarla alla mensa. In quei giorni mi ha chiesto se me la sentivo di cucinare per quaranta persone. Poi non sono state quaranta ma sono diventate anche settanta.” Girolamo fa comprendere quanto è complesso preparare per così tante persone ogni sera i pasti, senza avere la certezza dell’utenza che si presenta e soprattutto senza avere in molte occasioni determinati prodotti base da poter cucinare. “Questa esperienza nella Parrocchia, mi ha fatto molto riflettere, ritornando indietro negli anni, quando effettuavo attività di volontariato all’estero, in particolare in Madagascar e grandi fette di popolazione erano letteralmente affamate. Mi sono reso conto in questo ultimo anno che l’Africa è anche qui, nella mia città natale. Il problema dell’indigenza peggiora di mese in mese e le disuguaglianze aumentano sempre più. Per fare il volontariato non è più necessario andare “lontano”.


Le materie prime del servizio mensa arrivano prevalentemente dal Banco Alimentare, dalla Caritas Diocesana e da donazioni di aziende del comparto. Gli stessi prodotti vengono distribuiti il giovedì e il sabato alle 150 famiglie che si presentano per il ritiro di confezioni di beni alimentari. Inoltre da qualche anno Salvatore, stretto collaboratore di Padre Pietro, gira quotidianamente con un furgone per i supermercati e i fruttivendoli della città per il reperimento di alimenti scaduti o non più commerciabili.

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Una delle camerate del dormitorio Santa Croce – ©ViU News


Il dormitorio e la mensa non sono solo un luogo di accoglienza, ma anche un punto di riferimento per i poveri della città. “La povertà avanza a grandi passi, – sottolinea Padre Pietro – e noi cerchiamo di fare il possibile per offrire un letto, una cena, una doccia, cose che dovrebbero essere garantite a ogni persona.” Nell’ultimo anno si è unita a questa temeraria esperienza anche l’Associazione “Essere per Essere” – Organizzazione no-profit – molto nota nella nostra città che opera a favore delle fasce più deboli da più di 30 anni.


Uscendo da questa realtà si percepisce che per far funzionare ogni giorno questi servizi alla persona è una lotta contro il tempo e una ricerca continua di risorse. Rimane l’amaro in bocca e tante sono le domande che sorgono spontanee visitando questa realtà: dove sono le istituzioni che hanno il compito di garantire dignità alle persone svantaggiate e protezione ai più vulnerabili? Perché lo Stato in cui viviamo è assente e volta le spalle a chi soffre?


L’unica ricompensa per chi presta la propria opera in questo luogo, probabilmente, rimane un raro sorriso di chi trova un po’ di conforto. Il futuro di questi servizi alla persona della Parrocchia Santa Croce dipendono dalla generosità anonima di tanti cittadini, dalle donazione di tante piccole imprese e dall’opera incessante dei volontari che contribuiscono a mantenere viva questa oasi di speranza in una città desolata e indifferente.

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