Autonomia differenziata, per la Corte Costituzionale la legge dovrà essere riscritta

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Il 14 novembre 2024, la Corte Costituzionale ha emesso una sentenza significativa riguardante l’autonomia differenziata in Italia, che ha visto coinvolte le regioni del Centro-Sud come Puglia, Toscana, Sardegna e Campania. La Corte ha dichiarato incostituzionali sette punti della legge Calderoli, approvata dal Parlamento a giugno. Questa legge, promossa dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli, permetteva alle regioni di richiedere maggiore autonomia in alcune materie.

La Corte ha riscontrato che alcune disposizioni violavano la Costituzione, in particolare quelle relative alla determinazione dei Livelli Essenziali di Prestazione (LEP) e alla possibilità per il governo di aggiornare questi livelli tramite decreti del presidente del Consiglio. Questo ha spinto la Corte a invitare il Parlamento a riscrivere la legge per garantire un’equità tra le regioni e una gestione più chiara delle competenze trasferite.

I partiti di centrodestra hanno visto la sentenza come un passo avanti per l’autonomia regionale, mentre il centrosinistra l’ha interpretata come una vittoria per l’uguaglianza e la coesione sociale. Eugenio Giani, governatore della Toscana, ha evidenziato la necessità di una legge che eviti disparità tra regioni, promuovendo una maggiore solidarietà.

Un aspetto importante riguarda anche il possibile impatto sul referendum avviato dai partiti di opposizione e da varie associazioni di centrosinistra, volto a cancellare totalmente o parzialmente la riforma. I quesiti referendari, per i quali sono state raccolte le firme necessarie per l’indizione della consultazione, si basavano sul testo della riforma approvato dal parlamento. Tuttavia, non è ancora chiaro se, dopo le modifiche apportate dalla Corte a quel testo, tali quesiti verranno considerati validi dalla Corte di Cassazione, incaricata per legge di valutarne la validità.

La sentenza altera notevolmente alcune sezioni della riforma, elimina altre e lega ulteriori passaggi a un’interpretazione specifica, risultando in una legge, per così dire, incompleta. Il parlamento sarà chiamato a intervenire per “colmare i vuoti”, come deciso dalla Corte per conformarla ai dettami costituzionali, assicurando che le autonomie richieste dalle regioni siano ben definite e giustificate oltre a specificare meglio le competenze trasferite e di garantire il rispetto dei LEP potrà contribuire a una distribuzione più bilanciata delle risorse e delle responsabilità tra Stato e regioni. Questo significa anche che alcuni presidenti di regione del nord, che speravano in un rapido trasferimento di alcune competenze, dovranno probabilmente affrontare tempi di attesa più lunghi.

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