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10 febbraio, Giorno del Ricordo o amnesia collettiva?

Oggi 10 febbraio è la giornata del ricordo delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata. Le foibe, voragini naturali tipiche del Carso, divennero teatro di un’escalation di violenza tra il 1943 e negli anni successivi al dopoguerra. Migliaia di italiani prevalentemente soldati ma anche civili, furono gettati vivi o morti in queste profonde cavità. Alla tragedia delle foibe si aggiunse il dramma nel dopoguerra dell’esodo giuliano-dalmata in cui la popolazione italiana occupante fu costretta ad abbandonare le case in Istria, Dalmazia e Fiume. Ma questi tragici eventi della storia, si inseriscono in un contesto più ampio di tensioni etniche e politiche nella regione istriana e dalmata, passata sotto il controllo jugoslavo a seguito dell’occupazione fascista. Quest’ultima che molto spesso viene dimenticata dalla narrazione dei media ma anche dai rappresentanti politici e istituzionali italiani. Le foibe e l’esodo giuliano-dalmata sono un effetto di quello che è avvenuto nei decenni precedenti nella penisola balcanica.

Grotta Plutone from Foibe 2016 by Sharon Ritossa edited 10 febbraio, Giorno del Ricordo o amnesia collettiva?

Già prima della marcia su Roma, nel 1919 il “fascismo di confine” perpetrava violenze, saccheggi, rastrellamenti e incendi punitivi in piccole comunità slave per poi negli anni dell’occupazione attuare un piano vero e proprio di pulizia etnica. L’italianizzazione forzata con le leggi degli anni 1922-1931, nonché le accuse di “anti-italianità” o “filo-slavismo nei tribunali nei confronti della popolazione, sfociarono poi in deportazioni e assassinii nei campi di concentramento italiani presenti nell’aerea orientale.

Durante un viaggio nella Venezia Giulia nel settembre del 1920, Mussolini dichiarava in modo evocativo: «di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. Io credo che si possano più facilmente sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani». Lo stesso dittatore, certificò il tutto qualche anno dopo dalle pagine de Il Popolo d’Italia: «in altre plaghe d’Italia i fasci di combattimento sono appena una promessa, nella Venezia Giulia sono l’elemento preponderante e dominante».

Il “Giorno del Ricordo”, istituito con una legge nel 2004, è stato fortemente voluto dalle forze di destra di allora con primi firmatari della proposta Roberto Media e Ignazio La Russa di Alleanza Nazionale, oggi Presidente del Senato, entrambi in passato militanti del partito neofascista Movimento Sociale Italiano. Una data all’epoca nata per speculare su una vicenda drammatica e creare un “contrappeso ideale” al 27 gennaio, Giorno della Memoria, e al 25 aprile, Festa della Liberazione dall’occupazione nazista e dal regime fascista.

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“Costruita su speculazioni e revisionismo storico” – afferma lo storico Eric Gobetti, nel libro “E allora le foibe?”. Studioso di fascismo, della seconda guerra mondiale, della Resistenza e della storia della Jugoslavia, Gobetti nella sua opera si concentra sulle dimensioni del fenomeno, che fluttuano a piacimento di scrittori, giornalisti e politici; leggendo il libro, si evince la manipolazione in atto: da poche migliaia di vittime si passa addirittura a centinaia di migliaia; c’è chi si permette incautamente, addirittura, di paragonare in dimensioni questo evento alla Shoah. Ma Gobetti chiarisce nella sua pubblicazione, che le foibe non sono “la nostra Shoah”, che i morti non furono più di cinquemila, che non si trattò di una pulizia etnica e che la memoria pubblica è stata viziata da un eccesso di nazionalismo. In tutto ciò, non si tiene volontariamente in considerazione la partecipazione di migliaia di italiani nei battaglioni della resistenza jugoslava.

Insomma, il 10 febbraio di ogni anno, si rinnova come una perpetua falsificazione della memoria collettiva. La storia viene riscritta: i carnefici, gli squadristi fascisti prima, e gli aderenti alla Repubblica Sociale Italiana poi, diventano le vittime. In questa data ci si dimentica invece dell’odio anti-slavo, della dominazione fascista, delle oppressioni, delle violenze, delle stragi e della lotta dei partigiani italiani, croati e sloveni da cui oggi ereditiamo la libertà in Europa.

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